Farmacovigilanza sui vaccini anti COVID-19

La farmacovigilanza sui vaccini anti COVID-19 rappresenta uno strumento fondamentale che permette di controllarne costantemente efficacia e tollerabilità.

La farmacovigilanza sui vaccini, denominata anche vaccinovigilanza, si configura come l’insieme di attività di raccolta, valutazione, analisi e comunicazione degli eventi avversi che seguono l’immunizzazione (Adverse Event Following Immunization o AEFI) finalizzato a valutare in maniera continuativa tutte le informazioni relative alla sicurezza e ad accertare che il rapporto beneficio/rischio si mantenga favorevole nel corso del tempo. La vaccinovigilanza rappresenta, pertanto, uno strumento fondamentale per monitorare l’uso sicuro dei vaccini, in quanto permette, anche dopo l’approvazione e l’immissione in commercio del prodotto medicinale, di controllarne costantemente efficacia e tollerabilità.

Per quanto concerne i vaccini anti COVID-19, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) provvede a pubblicare con cadenza mensile (al fine di avere a disposizione dati sufficienti che assicurino robustezza alle analisi, ai confronti e alle valutazioni) report dedicati ad illustrare i risultati delle analisi di associazione con le vaccinazioni, effettuate sugli eventi segnalati, nell’ottica di un costante monitoraggio della sicurezza finalizzato a verificare che i benefici siano sempre superiori ai rischi. Ad oggi sono stati pubblicati 4 report che analizzano le segnalazioni avvenute dal 27/12/2020, data di avvio della campagna vaccinale anti-COVID, al 26/04/2021.

GLOSSARIO PER ORIENTARSI NELLA LETTURA ED INTERPRETAZIONE DEI DATI:


  1. Evento avverso: qualsiasi episodio sfavorevole che si verifica dopo la somministrazione di un farmaco o di un vaccino, ma che non è necessariamente causato dal farmaco/vaccino.

  2. Reazione avversa: risposta nociva e non intenzionale a un farmaco/vaccino per la quale è possibile stabilire una relazione causale con il farmaco/vaccino.

  3. Effetto indesiderato: effetto non intenzionale connesso alle proprietà del farmaco/vaccino non necessariamente nocivo ed osservato in un certo numero di persone. Si tratta quindi di un possibile effetto noto verificatosi nel corso del tempo e considerato accettabile.

I dati salienti che emergono dai 4 report sono i seguenti:

1. TASSO DI SEGNALAZIONE (rapporto tra il numero di segnalazioni inserite nel sistema di Farmacovigilanza ed il numero di dosi somministrate al momento dell’estrazione dei dati)

Report

Tasso di segnalazione (per 100.000 dosi somministrate)

I

469

II

729

III

510

IV

309

Nella fase iniziale (i primi due mesi circa) della campagna vaccinale l’andamento delle segnalazioni è risultato proporzionale a quello delle dosi somministrate mentre, successivamente, l’aumento del numero di somministrazioni non si è associato ad un concomitante incremento delle segnalazioni. Tale riduzione nel numero di segnalazioni può essere in parte ascrivibile ad un ritardo di inserimento delle segnalazioni rispetto alla data di insorgenza dell’evento avverso e/o di somministrazione del vaccino (per esempio, eventi segnalati in occasione del richiamo), in parte alla diminuzione delle segnalazioni di eventi avversi noti e frequenti legata a maggiori conoscenze sulla sicurezza dei vaccini. Va segnalato, inoltre, che col progredire della campagna vaccinale è mutata la popolazione dei vaccinati, passando da operatori sanitari, più orientati alla segnalazione di eventi avversi, a una popolazione maggiormente rappresentata da cittadini, meno avvezzi ad effettuare tali segnalazioni. Per quanto attiene la tipologia di segnalatore si rileva, infatti, una netta predominanza (pari all’80% circa) di operatori sanitari, prevalentemente medici e farmacisti, mentre le segnalazioni da parte della cittadinanza risultano decisamente minoritarie (18% circa).

In tutti e quattro i Report è emerso che il tasso di segnalazione è maggiore e relativamente costante nelle fasce di età più giovani (fino a 60 anni), per poi calare nelle fasce d’età più avanzate. Un altro elemento riscontrato in tutti i report è rappresentato, inoltre, dalla notevole differenza di genere nella distribuzione delle segnalazioni (il 75% delle segnalazioni riguarda il sesso femminile), osservata anche in altri Paesi europei ed imputabile solo in minima parte a una diversa esposizione ai vaccini. Tale differenza di genere merita di essere ulteriormente approfondita in relazione ad eventuali fattori psicosociali (maggiore predisposizione delle donne alla segnalazione) o biologici (diversa predisposizione alle reazioni avverse).

2. DISTRIBUZIONE PER TEMPO DI INSORGENZA DEI SINTOMI RISPETTO ALLA SOMMINISTRAZIONE DEL VACCINO:

Da tutti i Report si evince che, indipendentemente dalla tipologia di vaccino, dalla dose e dalle caratteristiche dell’evento segnalato, la sintomatologia si è verificata nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo nella maggior parte dei casi (85% circa) e solo più raramente si è manifestata oltre le 48 ore successive.

3. DISTRIBUZIONE PER GRAVITÀ ED ESITO:

Quando una segnalazione è considerata grave?

La gravità delle segnalazioni viene definita sulla base di criteri standardizzati a livello internazionale che non sempre coincidono con la gravità clinica dell’evento.

Un evento è considerato sempre grave se comporta ospedalizzazione, ricorso al pronto soccorso, pericolo immediato di vita, invalidità, anomalie congenite, decesso o altra condizione clinicamente rilevante. Alcuni eventi avversi, inoltre, vengono considerati gravi a prescindere dalle conseguenze cliniche se presenti in una lista pubblicata e periodicamente aggiornata dall’Agenzia Europea dei Medicinali, sotto il nome di IME list (Important Medical Events): per esempio, sulla base di questi criteri, può essere considerata grave una febbre ≥ 39° che può richiedere la somministrazione di un farmaco.

Il 91% delle segnalazioni inserite al 26/04/2021 sono riferite ad eventi non gravi, mentre le segnalazioni gravi ammontano all’8,6% del totale (con un tasso di 27 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate). Queste ultime hanno avuto come esito la risoluzione completa o il miglioramento della sintomatologia nella maggioranza dei casi (63%), il 22% (pari a circa 6 casi) è risultato non ancora guarito e in una minoranza di casi si è assistito alla risoluzione con postumi (soggetti sottoposti a indagini di approfondimento con esito non ancora noto).

Nel 71% delle segnalazioni di eventi avversi gravi è stato valutato il nesso di causalità ed è stato riscontrato che, complessivamente, il 41% di tutte le segnalazioni gravi è correlabile alla vaccinazione (tasso di segnalazione = 11/100.000 dosi), indipendentemente dal tipo di vaccino e dalla dose in questione. La maggior parte di queste segnalazioni è categorizzata come “altra condizione clinicamente rilevante” (82% di tutte le gravi correlabili) e nell’84% dei casi è stata riportata la risoluzione completa o il miglioramento già al momento della segnalazione, rappresentata prevalentemente da febbre o febbre alta associata a cefalea e/o dolori muscolari e articolari, nell’ambito di una sindrome simil-influenzale con sintomi di elevata intensità o durata.

4. DISTRIBUZIONE PER TIPOLOGIA DI EVENTO:

La maggior parte dei sospetti eventi avversi segnalati dopo la vaccinazione anti COVID-19 è rappresentata da disturbi sistemici come febbre, stanchezza/astenia, brividi e malessere generale e da dolore in sede di iniezione. Seguono, in ordine di frequenza, eventi avversi a carico del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo, consistenti soprattutto in dolori muscolari e articolari e disturbi del sistema nervoso, prevalentemente rappresentati da mal di testa, capogiri e parestesie (frequentemente descritte come sensazione di formicolio).

5. CASI CON ESITO FATALE DOPO VACCINAZIONE ANTI-COVID-19:

In Italia, al 26 aprile 2021, risultano inserite 223 segnalazioni con esito “decesso” (tasso di segnalazione dei casi con esito fatale pari a 1,23/100.000 dosi per tutti i vaccini).

Le differenze in termini di tasso di segnalazione di eventi con esito fatale sono in larga parte da ricondurre alla differente popolazione target dei singoli vaccini ed alla diversa esposizione. Ai fini di una corretta lettura ed interpretazione di questi dati è quindi importante tenere in considerazione i seguenti aspetti:

  • Comirnaty (Pfizer-BioNTech) è il vaccino più somministrato, in una popolazione più eterogenea per età rispetto al vaccino Moderna, e, pertanto, ha il peso maggiore nel calcolo del tasso di segnalazioni di decesso dell’intera popolazione dei vaccinati.

  • Moderna è stato somministrato soprattutto a pazienti più anziani o molto fragili, con conseguente maggiore probabilità di eventi fatali coincidenti.

  • Vaxzevria è stato usato, nel periodo in esame, in una popolazione mediamente più giovane e meno fragile, con conseguente tasso di segnalazione di decessi più basso.

I tassi di segnalazione di eventi con esito fatale in Italia risultano in linea con quelli rilevati a livello internazionale, in circa il 70% dei casi la segnalazione di evento con esito fatale ha avuto luogo dopo la prima dose di vaccino e con un intervallo di tempo tra somministrazione del vaccino e data segnalata del decesso variabile da 2 ore fino ad un massimo di 28 giorni. Non sono stati segnalati decessi a seguito di shock anafilattico o reazione allergica importante mentre è frequente la segnalazione di eventi correlati a patologie pregresse o fattori di rischio specifici per l’evento fatale considerato (l’86% circa di queste segnalazioni ha riguardato pazienti fragili con una o più patologie intercorrenti o pregresse e in politerapia).

Nel 59% circa delle schede è stata effettuata una valutazione del nesso di causalità ed è emerso che solo 3 eventi con esito fatale su 223 (pari al 2%) possono essere definiti correlabili. È stato poi effettuato un confronto dei casi ad esito fatale dopo vaccinazione con il numero atteso di decessi in base ai dati ISTAT 2019: è risultato che il numero di eventi osservati è significativamente inferiore all’atteso, considerando sia la fascia d’età che il tempo intercorso tra la vaccinazione e il decesso.

In conclusione, il trend di segnalazione dei casi ad esito fatale è proporzionale al numero di soggetti vaccinati, nella maggior parte di queste segnalazioni le informazioni sui singoli casi permettono di escludere una correlazione con la vaccinazione e, complessivamente, il numero di casi osservati è inferiore rispetto ai decessi attesi nelle varie fasce di età e finestre temporali dopo la vaccinazione.


Condividi questa pagina: