Una approfondita analisi dell'epidemia di morbillo a Catania e dell'unico modo per prevenirla.

In Italia è in corso un’epidemia di morbillo, dal 1 gennaio 2017 al 31 marzo 2018 sono stati notificati 6.211 casi. In particolare, attualmente essa riguarda soprattutto la provincia di Catania, dove dal 1 maggio 2017 al 30 aprile 2018 sono stati notificati 637 casi di morbillo, con un progressivo incremento di casi nel 2018: gennaio (76), febbraio (109), marzo (114), aprile (100, dato in aggiornamento). Bisogna sottolineare come il numero di casi “reali” di morbillo sia probabilmente almeno 2-3 volte superiore a causa delle ridotte notifiche per i casi gestiti a domicilio. L’epidemia conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che lo strumento per controllare ed eliminare il morbillo è la vaccinazione (schedula a due dosi con intervallo minimo di 4 settimane). Non a caso a Catania su 258 casi notificati nel 2017, 240 (93%) risultavano non vaccinati,

In Italia è in corso un’epidemia di morbillo, dal 1 gennaio 2017 al 31 marzo 2018 sono stati notificati 6.211 casi (805 dall’1-1-18 al 31-3-18), tale epidemia ha determinato provvedimenti di urgenza da parte del Governo (Decreto legge su obbligo vaccinale n°73, convertito con modificazioni nella legge n. 119, 31 luglio 2017, “Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, di malattie infettive e di controversie relative alla somministrazione di farmaci”). Essa ha avuto inizio nel Nord e nel Centro dell’Italia (a settembre 2017 le regioni più coinvolte erano Piemonte e Lazio) mentre in Sicilia si è sviluppata a partire dal mese di maggio 2017.

In particolare, attualmente essa riguarda soprattutto la provincia di Catania, dove dal 1 maggio 2017 al 30 aprile 2018 sono stati notificati 637 casi di morbillo, con un progressivo incremento di casi nel 2018:gennaio (76), febbraio (109), marzo (114), aprile (100, dato in aggiornamento). (Dato aggiornato al 30/04/2018; Fonte: Servizio Epidemiologia ASP3-Catania)

Bisogna sottolineare come il numero di casi “reali” di morbillo sia probabilmente almeno 2-3 volte superiore a causa delle ridotte notifiche per i casi gestiti a domicilio. Infatti,la distribuzione della provenienza delle 642 notifiche mostra la predominanza (79,5%) di schede compilate presso presidi ospedalieri e/o pronto soccorso ed una minoranza (20,5%) compilate da pediatri di libera scelta o da medici di medicina generale.

L’attuale epidemia ha delle caratteristiche ben definite - molto simili alle epidemie di morbillo in corso in Romania, Grecia e Francia ed a precedenti epidemie in Svizzera e Olanda – con un numero di soggetti coinvolti minore rispetto a quelle del passato ma con una durata più lunga.

Di particolare rilievo è il dato relativo alla età mediana dei soggetti coinvolti, 22 anni, per icasi osservati nella provincia Catania (dato nazionale: età mediana 25 anni), ciò deve portare a una riflessione: il morbillo non è più da considerare una malattia di stretta pertinenza pediatrica, il che incide anche sulla reale percezione del pericolo della malattia. Infatti, solo il 31,3% (201) dei 642 casi notificati rientra nella fascia di età pediatrica 0-14 anni, mentre il 27% (173) rientra nella fascia di età 15-24 e addirittura il 42% (268) ha un’età superiore ai 25 anni ( caso più “anziano”: 66 anni).(Dato aggiornato al 30/04/2018; Fonte: Servizio Epidemiologia ASP3-Catania)

L’età mediana dei casi sicuramente induce a una riflessione sull’importanza di avere adeguate coperture vaccinali ma soprattutto evidenzia l’insufficiente catch-up (recupero) dei soggetti nati prima dell’anno 2000, che non hanno beneficiato del “Progetto regionale su prevenzione morbillo, parotite, rosolia”, sviluppato dalla Regione Sicilia, dopo l’ epidemia di morbillo risalente al 1996-97 che determinò 10.580 casi notificati (con il 96% di età inferiore ai 14 anni). Allora sulla base dei dati amministrativi, la copertura vaccinale per morbillo delle coorti di nascita 1995-98 era pari al 40%. Il progetto prevedeva un protocollo d’intesa con i Pediatri di Famiglia per la sorveglianza della malattia e la promozione della vaccinazione.

Alla chiusura del progetto della durata di un anno (settembre 2000-2001) nelle coorti di nascita dal 1993 al 1996 i valori di copertura erano quasi raddoppiati: dal preesistente 35-40% si era passati al 70%. Aggiungendo l’immunità naturale (malattia) nelle stesse coorti, si perveniva ad una stima della percentuale dei suscettibili tra il 10% e il 20%, di ogni coorte. Nei nati 1997, 1998 e 1999 si era stimata una copertura rispettivamente dell’83%, dell’86,5% e dell’86,9%, (valutazione al 31/12/2001).

La vaccinazione per MPR (morbillo-parotite-rosolia) ha continuato ad avere buone coperture (seppure in calo negli ultimi anni, a seguito del diffondersi del fenomeno dell’”esitazione vaccinale”); infatti, nella provincia di Catania nelle coorti 2000-2016 è stimata una copertura media del 92% circa (distante appena 3 punti dalla fatidica soglia del 95% che consentirebbe di controllare la malattia).

Pertanto, si sottolinea come il morbillo oggi coinvolga soprattutto i soggetti nati prima del 1995 (“giovani adulti”) che a causa di un’elevata ma non sufficiente copertura vaccinale, determinata anche da una campagna di recupero non soddisfacente costituiscono il principale serbatoio di suscettibili al morbillo.

L’età più alta dei soggetti coinvolti ha un risvolto clinico, in quanto in tali soggetti le complicanze sono più frequenti e più gravi, ed un risvolto sanitario, in quanto in essi la quota di casi ospedalizzati è elevata (vedi tab.4),portando anche a conseguenze infauste (nel corso di questa epidemia a Catania abbiamo registrato fino ad ora 4 decessi, di cui 3 in giovani adulti).

Al riguardo, emblematico è stato il penultimo decesso inerente una donna di 25 anni, non vaccinata per MPR ma in regola con le altre vaccinazioni, che è deceduta a causa di complicanze respiratorie del morbillo. La donna era madre di una bambina assolutamente in regola con le vaccinazioni previste dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-19, quindi certamente non contraria alle vaccinazioni ma inconsapevole della sua suscettibilità al morbillo.

Una ulteriore criticità nei giovani adulti è costituita dalle donne in gravidanza, non vaccinate, che hanno contratto il morbillo: fra di esse si sono registrati 17 casi nel corso dell’epidemia, in alcuni di questi le gravidanze hanno avuto conseguenze anche gravi: aborto, prematurità, trattamento con immunoglobuline del neonato. Tale criticità ha costituito una novità per i reparti di Ostetricia e Ginecologia, soprattutto dal punto di vista della gestione delle donne suscettibili al morbillo.

QUALI LEZIONI POSSIAMO TRARRE DA QUESTA EPIDEMIA?

  • L’elevata contagiosità del morbillo comporta la necessità di coperture vaccinali molto elevate (almeno 95%) per controllare ed eliminare tale malattia. Anche coperture elevate, intorno al 90%, consentono lo sviluppo di epidemie di morbillo nel territorio che assumono caratteri diversi da quelle osservate anche nel recente passato.
  • A seguito di campagne vaccinali che hanno notevolmente elevato le coperture vaccinali ma non in misura sufficiente a controllare la malattia, il morbillo si presenta come una malattia non più di prevalente interesse pediatrico.
  • Sarebbe auspicabile sviluppare campagne di catch-up per i giovani adulti, popolazione dove si concentrano le maggiori quote di suscettibili. Le campagne di recupero necessitano però di risorse umane ed economiche, attualmente non pienamente disponibili nel nostro territorio, per il potenziamento dei servizi vaccinali, prevedendo tra l’altro anche l’apertura di nuovi ambulatori di vaccinazione, soprattutto in determinate aree della città e di alcuni distretti (Acireale, Gravina di Catania) in cui le coperture vaccinali non sono soddisfacenti.
  • Anche a Catania, come nel resto d’Italia, si sono verificati casi tra gli operatori sanitari (18), essi hanno riguardato il personale più giovane. Questo dato connota particolarmente la vicenda italiana nei confronti di tutti gli altri Paesi europei che hanno epidemie in corso. Sarebbe pertanto auspicabile avviare una sistematica verifica della suscettibilità al morbillo con successiva “offerta” della vaccinazione negli operatori sanitari per recuperare una situazione che non appare più giustificabile sia in termini di sicurezza per i lavoratori che per quella degli assistiti.
  • Soprattutto in corso di questa epidemia ma anche al di là, assume particolare importanza la verifica della suscettibilità al morbillo per le donne in età fertile che, per le ragioni già riportate, rientrano numerose in quella sacca di suscettibili costituita dai giovani adulti. La verifica è ovviamente finalizzata alla somministrazione del vaccino MPR che ovviamente andrà somministrato verificando prima lo stato di gravidanza o meno.
  • L’epidemia conferma qualora ce ne fosse ancora bisogno, che lo strumento per controllare ed eliminare il morbillo è la vaccinazione (schedula a due dosi con intervallo minimo di 4 settimane). Non a caso (dati 2017) su 258 casi notificati,240 (93%) risultavano non vaccinati, 2 non vaccinabili (età inferiore ai 6 mesi), 7 non vaccinati ma vaccinabili (età compresa tra i 6 e i 12 mesi), 3 vaccinati post esposizione e infine 6 soggetti vaccinati ma con una sola dose.
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